1991: La NATO promette che non si allargherà a Est (ad oggi: Albania, Macedonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Romania, Bulgaria, Ungheria sono diventati membri).
1999: Belgrado bombardata da europei e nordamericani, Kosovo riconosciuto indipendente.
2003: Rivoluzione arancione in Georgia: governo filo-russo votato, viene rovesciato da una protesta di piazza finanziata dalla CIA.
2004: Rivoluzione arancione in Ucraina: situazione analoga con annessi e connessi nazisti.
2008: Ossezia del Sud, regione separatista filo russa rivendicata dalla Georgia: i georgiani con armi NATO danno inizio a un conflitto regionale con tanto di pulizia etnica di russi e osseti.
2011: Siria alleato russo da sempre, bombardato e ribaltato da europei e nordamericani, i padrini dell’ISIS.
2014: Colpo di stato in Ucraina con finanziamenti tedeschi, inglesi e statunitensi; la Russia interviene in Crimea per salvare la minoranza russa e tatara che stava venendo massacrata, riceve sanzioni da NATO e UE.
Dal 2014 al 2022: Donbass, regioni orientali in Ucraina: dopo referendum popolare, votano la separazione. Il governo ucraino bombarda e invia squadroni della morte.
2022: Rivoluzione arancione (con soldi occidentali) tentata in Kazakistan, alleato russo.
2022: La Russia chiede un dialogo agli occidentali sull’Ucraina, Lavrov passa settimane a dialogare, unica risposta da Stati Uniti: picche. Su cosa verteva il dialogo (amici pacifisti) il diritto ucraino di aderire alla NATO e di possedere bombe atomiche (si, avete capito bene).
2022: Con missili europei vengono bombardati (dagli ucraini) in sequenza un asilo e un ospedale in Donbass.
2022: La Russia interviene in Ucraina: “Ma come gli americani in Iraq con migliaia di morti e bombe?” No, un attacco di precisione nei limiti di un conflitto che deve evitare che il tuo vicino possa puntarti missili con testate nucleari contro.
Questi sono i fatti, il resto è propaganda e bugie.
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Perché l’Italia dovrebbe abbandonare la NATO subito

In questi giorni stiamo assistendo impotenti a una intensificazione della retorica bellicista all’interno dei paesi del blocco occidentale. Gli Stati Uniti e i loro alleati minacciano di intervenire ovunque nel mondo in base alle circostanze. La Russia e la Cina sono i nemici, creati ad arte dai media per un’opinione pubblica che vive perennemente mobilitata in un’allerta che ormai considera normalità, libertà, democrazia, dibattito pubblico. Al contrario, il dibattito pubblico e la democrazia (inevitabilmente legata a una purezza di intenti nell’espressione delle proprie posizioni) sono tradite sistematicamente in Europa e in Nord America, a favore di una retorica manichea e piena di menzogne. La Russia viene descritta come in procinto di scatenare una guerra su vasta scala in Ucraina, un’invasione in pieno stile, ma ci si dimentica di dire che sono gli europei e gli alleati della NATO a finanziare il governo ucraino, i gruppi neonazisti ucraini e a spingere per un’integrazione dell’Ucraina stessa nel sistema occidentale. La NATO ha già violato la parola data al momento dell’abbattimento del muro di Berlino e cioè che non avrebbe minacciato la Russia, che non avrebbe portato nell’ex blocco sovietico le proprie truppe, i propri missili, i propri rapporti di forza. Invece, gradualmente, la NATO e l’UE (le due organizzazioni di fatto sono espressione di intenti comuni, poiché le alleanze vincolano i membri dell’una e dell’altra organizzazione) si sono allargate verso Est, inglobando Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, le repubbliche baltiche, le repubbliche nate dalla scissione della ex Jugoslavia e via dicendo, fino ad arrivare a minacciare i confini russi più a Sud, in Ucraina e nel Caucaso.
La Russia non può accettare un simile affronto per la propria sicurezza nazionale, ma soprattutto la Russia non può accettare che i propri cittadini siano costantemente minacciati di golpe colorati (rivoluzioni colorate, sic!) o di bombardamenti massicci partiti dai paesi vicini membri e alleati della NATO. Le maggiori città russe, i maggiori centri industriali, le maggiori vie di comunicazione del paese, sono già sotto tiro dei missili NATO, le due forze hanno già uno squilibrio in campo. Lo squilibrio in campo, badiamo bene, non è dato da debolezza russa, ma dal fatto che i russi non hanno nessuna intenzione di riempire il resto del mondo di basi e rampe missilistiche puntati su città, scuole, ospedali, aeroporti, autostrade, centri commerciali statunitensi e europei.
Lo scopo dell’odierna amministrazione statunitense è chiaro. Far fuori la Russia con un accordo di massima che conceda il massimo in Ucraina e nel Caucaso alla NATO, ponendo la Russia in uno scacco strategico; al contempo destabilizzare l’Asia Centrale e il Medio Oriente, strategia in cui gli Stati Uniti sono ormai attivi da decenni; e poi passare a un attacco diretto contro la Repubblica Popolare Cinese o, più in piccolo la Corea del Nord, usando magari Taiwan come pretesto.
L’Italia che interesse ha in tutto questo? Dipendiamo dal gas russo per scaldarci e per le bollette della luce, siamo partner commerciali importanti della Russia e di molte repubbliche centro-asiatiche ex sovietiche (ad esempio, il Kazakistan solo un anno fa, definiva “Russia, Cina e Italia i maggiori partner commerciali del paese”), la Cina rappresenta un mercato in forte crescita e con grandi prospettive anche a livello tecnologico (basti pensare alla fusione nucleare, agli investimenti in rinnovabili o all’intelligenza artificiale), il nostro paese da sempre ha una vocazione mercantile, dedita al commercio e all’esportazione dei nostri prodotti. L’Italia per posizione geografica, storia e cultura, è un paese aperto all’Asia e al Mediterraneo, sin dai tempi dell’Antica Roma la seta giungeva in Occidente passando tutta l’Asia Centrale e il Mediterraneo; non possiamo dimenticare Marco Polo e il suo viaggio raccontato nel Milione o il gesuita Matteo Ricci, che prese nome in mandarino e morì a Pechino nel 1610, conducendo studi scientifici e matematici di altissimo livello per l’epoca.
Una retorica bellicista e un’europeismo monco vogliono stimolare questa rivalità tra popoli, ma l’Italia e la Cina possono contare un’amicizia plurisecolare con scambi sin dai tempi dell’Impero Romano. Il nostro paese non ha nulla da guadagnare chiudendosi al Mediterraneo e rivolgendosi verso l’arco alpino, l’Atlantico è lontano e chiuso da Gibilterra. La Germania pensa prima di tutto ai propri interessi, contrattando gas a buon mercato prima di tutto per loro; così fanno gli inglesi, fuoriusciti dall’Unione Europea, proprio perché rivolti ormai all’Anglosfera.
L’uscita dalla NATO e l’avvio di una politica di neutralità sono le uniche alternative reali per il nostro paese, per rapporti internazionali più giusti e pacifici tra tutti i popoli.