
L’Unione Europea si muove come braccio economico della NATO, nel farlo cerca di giocare sul doppio binario della partnership economica con la Cina e la Russia, pur restando saldamente ancorata militarmente agli Stati Uniti d’America.
Con una strategia non troppo segreta e neanche troppo pratica, l’Ue prova a continuare ad avere gas russo e accesso al mercato cinese, pur condannando quei paesi e le scelte politiche di quelle popolazioni. L’Unione Europea mostra l’uso strumentale di grandi ideali come la democrazia e i diritti umani, al solo scopo di espandere l’impero capitalista. L’aspettativa errata è che in nome di precedenti storici (dati forse dal passato colonialismo e dalla supremazia detenuta dal continente nei secoli passati) i paesi non europei, in particolare la Cina e l’Africa, siano costrette ad accettare le ingerenze politiche, le condanne politiche (spesso basate su propaganda occidentale) e a continuare a far fare buoni affari alle industrie e alle imprese europee. Una sorta di sudditanza morale dovrebbe costringere questi paesi a sottostare.
L’Unione Europea non valuta, invece, che il mondo è cambiato. Il paradigma post-industriale e il neoliberismo hanno distrutto il tessuto sociale dei paesi occidentali, impoverito intere generazioni e tolto fiducia nelle istituzioni; tutto questo mentre la crisi economica e quella ecologica fanno sentire tutto il loro peso. I paesi occidentali vivono molto al di sopra delle proprie possibilità e la concorrenza ad ogni costo, ha spostato il peso economico mondiale verso altri paesi detentori reali di materie prime o produttori di beni.
Mentre la Cina creava una rete di rapporti diplomatici, basati sulla parità e la collaborazione; le NATO ha passato gli ultimi tre decenni a inimicarsi un’intera parte di mondo (l’area arabo-islamica) bombardando l’Iraq nella Prima Guerra del Golfo; deteriorando i rapporti diplomatici con paesi come Siria, Sudan e Libia per decenni; bombardando e occupando l’Afghanistan; poi l’Iraq con le presunte armi di distruzioni di massa mai rinvenute; finanziando rivoluzioni colorate in tutto il Nord Africa e il Medio Oriente; bombardando e facendo cadere nel caos la Libia; distruggendo lo stato siriano nel tentativo di allontanare i russi e facendo, quindi, sorgere l’ISIS; adottando una retorica su Islam e migrazioni nelle tv e nel dibattito politico para-fascista; tutto questo senza calcolare la linea politica su temi decennali come Israele – Palestina o l’Iran sciita.
Dopo il crollo del socialismo reale e dell’URSS, il nuovo avversario era l’Islam, ora spenti i riflettori dei media sulle religioni si torna a parlare di Russia e Cina come i grandi antagonisti. Questo è il dibattito pubblico occidentale, la grande proposta di futuro.
A dispetto della propaganda che ci mostra un futuro dove lavoreremo da casa, in famiglie felici, con bambini biondi che vanno a scuola a piedi in grandi vialoni soleggiati riparati da folti alberi verdi. Il capitalismo ci sta vendendo una società dove lavoreremo in modo intermittente e precario da casa, in case anguste che non possiamo permetterci di scaldare e in cui il lavoro via internet non ha alcuna tutela e o limitazione legale, come galline negli allevamenti intesivi lavoreremo al massimo del nostro potenziale; ben pochi potranno permettersi dei figli e avranno un’educazione sentimentale e una situazione economica che permetta la tanto attesa famigliola felice (le pubblicità non fanno altro che dirci che famiglia, casa e posto fisso sono una rottura di palle…), tutto questo mentre le nostre metropoli inquinate con alberi asfittici e cieli grigi, congestionate dal traffico di automobili e monopattini diventano sempre più invivibili, impersonali, al di fuori dello spazio e della storia, senza un passato e quindi senza un futuro.
In questa prospettiva solo la collaborazione con altri paesi, altri modelli e l’accettazione della pluralità ci permetterà di uscire dalla situazione in cui viviamo e in cui rischiamo di vivere in futuro. La Cina e la Russia sono i nostri naturali alleati in questa prospettiva fatta di emozioni ed aspettative tristi e in cui tutto il nostro immaginario ruota attorno a desideri manipolati e manipolabili.